Fiume


 

Questo scritto ha fatto parte di un concorso pubblico (per Fiducia http://www.perfiducia.com/it/#/il-progetto ) nel quale bisognava scrivere un tot di parole sulla base di alcune indicazioni, ogni 15 giorni arrivavano nuove indicazioni e su quelle bisognava proseguire il racconto. I migliori tre racconti sarebbero poi stati usati per fare dei cortometraggi. ((Ovviamente non ho vinto)

 

 

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Jack

 

Non riuscivo a capire a che punto fossi. La mia vita e la mia strada mi avevano portato fin là. Ma il bello stava per cominciare.

Erano mesi che ci pensavo, ma non riuscivo ad andare da nessuna parte, o meglio, giravo in tondo come una trottola, senza scopo, senza fine, ma soprattutto senza mezzi. Insomma, si potrebbe dire che finora il tutto era un fallimento completo. Un pò come la mia vita. Infarcita di spunti mai avuti e di sputi ricevuti.

Di occasioni mai colte e di colture non seminate. Inseguendo pensieri e parole in collane di perle.

 Perle false ovviamente. Ma una di queste avrei dovuto stringerla fra le dita, assaporarne la sericità e seguire il corso degli eventi che essa stessa mi avrebbe indicato. Bel proposito. Indubbiamente logico, si fa per dire. Ma quale?

Quante perle ci sono in una collana? Quanti pensieri in un cervello?

Va bene da solo non ce la farò mai. Mi serve un setaccio, un filtro, qualcuno che abbia una visione globale.

 Quello che però non pensavo era di essere massacrato da coloro di cui mi fidavo di più. Pensavo, ingenuamente, che potessero darmi una mano, almeno qualche consiglio. Invece, niente. Non solo, appena ho provato ad aprire bocca vai con le denigrazioni, le prese in giro, le umiliazioni.

Ma in fondo che cosa potevo aspettarmi? Riconoscenza? Non è di questo mondo. Correttezza? Neanche. Comprensione, si se funzionale.

 in fondo poi, non è che cercassi chissà che. Una svolta, un obiettivo. Insomma qualcosa che avesse un significato, o meglio che desse un significato alla mia vita. Non sto parlando di alti ideali, quelli li ho già bruciati. Nè di denaro o altro di materiale. Però sapevo che in giro, qui o altrove quello che stavo cercando stava cercando me. Un'attrazione che sentivo sotto la pelle ma della quale non sapevo l'origine.

 L'unica cosa che potevo fare a questo punto era provare a buttarmi. Si, dal tredicesimo piano, che porta anche sfiga. Quello che cerco è forse li, dietro il muro del mio immobilismo. Forse basterebbe una spinta per cambiare le cose e rendere attuabili sogni e desideri. Forse. Benvenuti signori e signore. Chi vuol essere il primo a buttarmi nel marasma di scelte possibili? Quale inclinazione mi verrà data? Atterrerò?

 Forse un amico avrebbe potuto aiutarmi, ma come e di chi fidarsi? Un conto è ricevere una mano, una spalla su cui poggiarsi, un occhio di riguardo, da qualcuno di fegato e di testa; un altro è prendersi un piede sul sedere ed essere spinti o presi a calci. E con questo abbiamo anche fatto un corso accelerato di anatomia. Resta il fatto che in questo momento non mi viene in mente nessuno di cui possa fidarmi. Di me?

Poche storie.Dato che calci in culo non ne voglio prendere, spintoni forse neanche, l'unica maniera di mettermi a cercare quello che cerca me è beh, sedermi ed aspettare. Confuciana, ma rischia di essere un pò lenta. L'alternativa è trovare il coraggio e muovermi. Dove? Ovvero dove trovare il coraggio e dove muovermi? In questo caso varrebbe anche il "quando": quando trovarlo e quando muovermi. E per il come? Fila?

 Stare fermi o muoversi sarà comunque un rischio. Questo è assodato.

Ma alla fin fine una qualche scelta la dovrò pur fare. Allora prendiamola con calma. Rischierò di fare qualcosa. E' il massimo cui la mia poco funzionale mente può giungere qui ed ora. Visto che cerco qualcosa che in fondo cerca me... cavolo. rischio di trovarla! Insomma qualsiasi cosa faccia se io non trovo lei, lei potrebbe trovare me. O no? mmm. Resta comunque il fatto che aspettare che qualcuno mi dia una mano, oltre che improbabile sarebbe anche poco utile.

Quindi potendo contare solo su me stesso dovrò prendere una decisione. Quale non lo so ma in una maniera o nell'altra una scelta è imposta.

Potrei dire che anche scegliere di non scegliere è una scelta.

Anche ascoltare, nel silenzio, che mi arrivi un messaggio, una sensazione, un sussurro per la via. Eppure una volta non ero così. Secoli fa. Chissà forse quelli che ora penso siano ricordi una volta erano sogni.

Cavalieri in armatura, principesse e draghi; astronavi e aliene con curve più che umane. Eroi e vecchi bastardi. Se prima sognavo di essere un eroe ora so di essere solo un vecchio bastardo, o un bastardo vecchio e solo. Non è poi così consolante.

Quanti decenni sono passati, quanti ancora ne passeranno? Dovrei espormi? Raccontare la mia storia? Ma chi mi crederebbe. Rischio di perdere quel poco di credito che mi sono guadagnato col tempo.

Ma se non parlo, se non racconto qualcosa a qualcuno, perderei la stima di me stesso ma soprattutto la fiducia nel genere umano. Non che ne avessi poi molta, insomma credo di conoscerlo abbastanza bene. E quel vedo non è che mi piaccia poi cosi tanto. Ma va bene, può peggiorare. Quindi, animo.

Non è la prima e non sarà certo l'ultima battaglia persa. E poi chi l'ha detto che è persa? Insomma con un po di fortuna potrei anche farcela. Calma, non so neanche ancora adesso cosa dovrei fare, chi cerco e chi o cosa cerca me. Però so, ed è questo il grave, che qualcosa bisogna pur fare.

A quanto basta, l'esperienza, arcaica, ahimè non è sufficiente. La fatica non è terminata. E l'opera prosegue. Dovrei trovare qualcuno come me, che parli la mia lingua, che usi la mia logica. Non credo però che sarà facile, anzi ho paura che non sarà proprio possibile. Potrei anche accontentarmi di un simile, se non altro che possa avvicinarsi a me senza inorridire, conoscendo quello che conosco, sapendo quello che so e che ho paura di raccontare. Probabilmente verrei preso per pazzo. A volte vorrei esserlo sul serio.

Ma pazzo o no, anche io ho bisogno di dormire, magari non troppo. Staccare per un pò la spina, riflettere e magari sognare. Sperando in sogni piacevoli, almeno dopo i soliti incubi.

 Si dice che il sonno porta consiglio. A volte. Succede però che ti svegli ed i problemi sono ancora li e hai perso una notte rigirandoti fra le lenzuola e ti alzi più stanco di quando sei andato a dormire. L'unica è sperare e buona notte. E un'altra mattina si affaccia alla mia finestra. E' ancora semibuia, quasi piovosa, non mette certo il buon umore. Ma forse è proprio nelle giornate più cupe, quelle nelle quali i pensieri si riavvolgono su se stessi in infiniti circoli viziosi che può spuntare una nuova idea, una diversa consapevolezza. Nessuno verrà a prendermi, non tornerò a casa. Le gocce di pioggia si mescolano con le mie lacrime. Ho perso tutto ma ho guadagnato altro. Non so quanto tempo ancora potrò passare qui, anche io sono destinato a sparire. Cercherò di farlo in silenzio cosi come ho vissuto. Sono venuto qui per studiarvi, per capirvi e alla fine vi ho amato.

Rido ancora per le vostre ingenuità ma grazie a voi o imparato a ridere delle mie. E forse domani ci sarà un raggio di sole che farà capolino fra le stecche delle mie persiane e mi sveglierà. La mia diversità si mescolerà alle vostre. Coglierò i vostri attimi, le vostre emozioni. Le farò mie.

Non potrò dire alla mia gente quali grandi ricchezze interiori avete, quali grandezze e quali bassezze riuscite a raggiungere. Ma ora anche il mio tempo di raccontare è scaduto. Me ne torno nell'ombra nella quale sono sempre vissuto e se mi incontraste per strada non mi riconoscereste perchè oramai sono uno di voi.

 

 

 

Ulceratico 2010